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Il grido di allarme del Tavolo Un Welfare per i Minori, 20 novembre 2017 – Padova

Oggi, 20 Novembre 2017, in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il Tavolo Un Welfare per i Minori espone pubblicamente le criticità rilevate in merito ad una reale attuazione dei diritti in Veneto e lancia le sue proposte concrete, nella conferenza stampa che si è svolta a Padova, presso Sala Paladino (sala comunale). Oltre ai portavoce del tavolo, hanno partecipato l’assessore al Sociale Marta Nalin,  la vice presidente di ANCI Veneto, Elisa Venturini e i referenti dell’Ordine degli Psicologi, dell’Ordine degli Assistenti Sociali e dell’ANEP del Veneto (tra i soggetti fondatori del tavolo stesso).

MINORI, BOOM DI ACCESSI AI SERVIZI MENTRE LA RETE REGIONALE SI INDEBOLISCE. 

In Veneto sono circa 55mila i bambini e ragazzi che si rivolgono alle Ulss, ma tagli e carenze di personale hanno ridotto la capacità di risposta. Il Tavolo Un Welfare per i minori lancia l’allarme e propone un piano da 10 milioni di euro oltre al potenziamento delle Unità Operative distrettuali

Padova, 20 novembre 2017 – I servizi veneti per i minori sono seriamente a rischio: insufficienza di fondi, 250 operatori non sostituiti a causa del blocco del turn over, alcune scelte organizzative delle Linee guida regionali per le aziende sanitarie che compromettono l’efficienza della rete. Il tutto mentre la domanda per i servizi distrettuali per l’età evolutiva è cresciuta di oltre il 10% rispetto a cinque anni fa con un aumento del “disagio”.

L’allarme arriva dalla rete di associazioni, dagli ordini professionali ed enti rappresentati dal Tavolo Un Welfare per i minori che hanno scelto la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per proporre all’attenzione pubblica una situazione con cui si confrontano quotidianamente: “Le risorse destinate ai servizi per i minori in Veneto sono sempre più esigue, chi opera nell’ambito della tutela dei minori si trova a far i conti con crescenti difficoltà”.

“Solo negli ultimi quattro anni – spiega il portavoce del Tavolo Paolo Rigon – nelle equipe multidisciplinari che operano nei servizi per l’infanzia e l’adolescenza e nei consultori delle aziende Ulss venete almeno 250 professionisti (psicologi, educatori, assistenti sociali, o.s.s) non sono stati sostituiti, a causa del blocco quasi totale del turn over”. La riduzione delle risorse e del personale dedicato va di pari passo con l’aumento della domanda: oggi sono circa 55 mila i bambini e adolescenti che accedono ogni anno ai servizi distrettuali per l’età evolutiva mentre nel 2009 gli utenti erano 37mila, saliti a 49mila nel 2012. Circa 150mila all’anno gli accessi ai consultori.

Spesso, proprio per l’insufficienza del personale a fronte della crescita delle situazioni di bisogno, l’accesso al consultorio familiare è garantito prevalentemente alle situazioni di emergenza o – nel caso dei minori – ai casi in cui le condizioni affettivo-relazionali siano a rischio (ad esempio a seguito di condizioni di maltrattamento), escludendo dalla possibilità di presa in carico molte altre situazioni, con effetti perversi sulla possibilità di attuare interventi in un’ottica preventiva.

In molte realtà distrettuali poi le équipe dei servizi di età evolutiva e dei consultori familiari non sono complete: se in un’equipe manca la figura del neuropsichiatra, in un altro non è stato sostituito lo psicologo, o l’assistente sociale, in un altro ancora il logopedista.

“Così, solo per citare un esempio – continua Rigon – nel caso di relazioni familiari conflittuali, l’assistente sociale di un Comune si trova nella difficoltà di inviare i propri utenti al consultorio familiare per un intervento di sostegno che possa prevenire l’acuirsi del conflitto, e spesso ci si trova poi a dover intervenire solo quando la situazione potenzialmente esplosiva è deflagrata”.

Una situazione che rende ancor più complicato l’accesso ai servizi, costringendo l’utenza a scegliere fra il ricorso a uno specialista privato o la rinuncia ad affidarsi a un professionista. Di fatto, “nonostante tutti i provvedimenti legislativi dal 1994 in poi prevedano il rafforzamento della rete per i minori e la famiglia oggi i servizi non sono in grado di esercitare le funzioni loro attribuite, in particolare quella della cura”.

Altra situazione di criticità è rappresentata dagli accessi alle comunità di accoglienza: “Diminuiscono le accoglienze a causa delle difficoltà finanziarie dei Comuni, al tempo stesso gli accessi sono sempre più connotati da patologie ed è più difficile l’interazione con i servizi, in sofferenza per le carenze di organici e risorse, dal momento che il fondo regionale per le accoglienze in strutture residenziali è stato azzerato e gli oneri ricadono oggi interamente sui Comuni, così come gli oneri per l’integrazione scolastica dei minori diversamente abili, altro ambito in cui si registrano pesanti criticità che rischiano di mettere in discussione il riconoscimento dell’accesso all’istruzione”.

In questo scenario già critico sono intervenute le Linee guida regionali per la definizione degli atti aziendali delle nuove Aziende Ulss, che prevedono due unità distinte: l’U.O.S. di età evolutiva e l’U.O.S. di neuropsichiatria infantile. Su questo aspetto il Tavolo ribadisce la propria preoccupazione: “La separazione – continua il portavoce Rigon – rischia di far venir meno la visione integrata dei servizi rivolti ai minori, creando dei percorsi distinti che comprometterebbero la valutazione integrata multidisciplinare e al tempo stesso potrebbero portare a una stigmatizzazione dei minori che presentano una condizione maggiormente psicopatologica”.

Fra le criticità delle Linee guida segnalate dal Tavolo, anche il fatto che non vi sia alcuna menzione al tema della tutela dei minori maltrattati, così come la mancanza di garanzie per quanto riguarda gli organici. “Le Linee guida – conclude poi – sono state recepite con declinazioni e ‘interpretazioni’ molto differenti nelle diverse aziende Ulss. Si sta delineando un’applicazione differenziata, a macchia di leopardo, che rischia di creare non poca confusione fra gli operatori del settore; è necessario confermare le organizzazioni più integrate”.

Per rispondere a questa situazione, il Tavolo – che negli anni scorsi ha anche lanciato una campagna per l’intitolazione di una via per i diritti dei bambini in ogni Comune cui hanno aderito 50 municipalità – ha elaborato una serie di proposte in vista dell’approvazione della Legge di stabilità regionale 2018. Fra queste, oltre al ripristino degli organici dei servizi, lo stanziamento di 10 milioni per la rete dei servizi dedicati ai minori: cinque milioni destinati alla ricostituzione di un Piano regionale Infanzia e Adolescenza, e altri cinque milioni per la tutela in strutture di accoglienza. Fra le richieste anche l’adeguamento delle risorse per gli interventi di cura e tutela, per l’attuazione dei LEA e per gli interventi nelle situazioni di violenza.